Cos’è?

Ampiamente diffuse in tutti i laboratori biologici di ricerca, di analisi e di controllo qualità, le cappe Biohazard (rischio biologico) vengono impiegate per eliminare aerosol di agenti biologici che potrebbero rappresentare un pericolo per l’operatore e per l’ambiente di lavoro.
Il tipo di configurazione più diffusa è sicuramente la MSC di Classe II (secondo normativa UNI EN 12469:2000), poiché rappresenta un ottimo compromesso tra protezione dell’operatore, dell’ambiente di lavoro e del prodotto manipolato al suo interno.
Da normativa, una cappa Biohazard MSCII è: “Una cabina di sicurezza con apertura frontale tramite il quale l’operatore può effettuare manipolazioni all’interno della stessa.
E’ costruita in modo che il lavoratore sia protetto, il rischio di contaminazione del prodotto sia minimo o assente, la cross contamination sia bassa e la fuga di contaminazioni di particelle aeree generate all’interno della cabina sia controllata per mezzo di un appropriato flusso d’aria filtrata sia interna che di scarico.
Il principio di funzionamento è dunque vincolato da questa norma tecnica e, come si può notare dal disegno, segue parametri ben definiti.
L’aria spinta in pressione nel plenum dal motoventilatore principale attraversa il filtro assoluto (Hepa che garantisce un’efficienza di filtrazione del 99,995%) e scende in flusso unidirezionale nella camera di lavoro. Da qui attraverso il piano, dopo la miscela con l’aria esterna che penetra nella cabina dall’apertura frontale, viene aspirata in un canale di ripresa posteriore all’area di lavoro. Parte dell’aria (circa il 30%) viene espulsa attraverso il relativo filtro Hepa di espulsione.
Quest’aria espulsa, ripresa frontalmente, genera una barriera che garantisce la protezione dell’operatore e dell’ambiente dal materiale manipolato nella zona di lavoro.

Manutenzione ordinaria? Quando e perché.

La manutenzione ordinaria su un dispositivo di protezione collettiva è fondamentale per garantire la salute dell’operatore e dei fruitori del laboratorio.
Il Decreto legge 81/08, nell’Articolo 71, obbliga il datore di lavoro a provvedere alla manutenzione periodica dei DPC al fine di garantire nel tempo la permanenza dei requisiti di sicurezza ma lascia alla sensibilità dell’RSPP e/o del datore di lavoro di definirne la cadenza.
La normativa cogente UNI EN 12469 consiglia anch’essa di intervenire ad “intervalli regolari o come determinato dalle autorità di regolamentazione” mentre i produttori di cabine, obbligati ad indicare nella documentazione tecnica la periodicità degli interventi di manutenzione ordinaria, si dividono in due scuole di pensiero: chi consiglia verifiche semestrali e chi verifiche annuali.

NON ESISTE UNA VERITA’ ASSOLUTA.

Bisogna valutare, caso per caso, cappa per cappa, diversi aspetti, quali:

  • Mole di utilizzo della cabina
  • Attività svolte sotto la medesima
  • Corretto utilizzo dell’operatore
  • Pulizia ambiente di lavoro
  • Stato di usura degli organi meccanici
  • Progressivo intasamento del pacchetto filtrante e prefiltrante
  • Presenza/frequenza di eventuali allarmi

Anni di esperienza sul campo, però, ci portano a consigliarvi per questa tipologia di eseguire una manutenzione semestrale, così da tenere continuamente monitorato il percorso di vita della cabina e della componentistica interna senza lasciare nulla al caso.

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